La nuova Università, operando in sinergia con le realtà economiche locali (tra cui il distretto turistico e agro-alimentare, zootecnico, lattiero-caseario, floro-vivaistico e coltivazioni serricole in ambiente protetto, di cui la Provincia di Ragusa ha il primato in Italia), potrebbe rappresentare il nodo strategico per costituire il feed-back di trasferimento e ritorno di dati, competenze, conoscenze scientifiche e tecnologia con il mondo imprenditoriale nell’ambito di un contesto già multietnico, per la forte immigrazione nordafricana che sceglie questo territorio.

Le direzioni della ricerca e dell’attività scientifica si svolgerebbero, pertanto, in ambiti che non rappresenterebbero semplici clonazioni di attività già svolte nelle Università Statali della Regione Sicilia, ma sviluppi specifici di valenza strategica per gli anni a venire. In questo senso, l’attuale bacino di utenza è destinato a crescere ben oltre l’area territoriale iblea, soprattutto per le specifiche direzioni della ricerca scientifica che caratterizzano l’offerta accademica fin qui svolta e destinata a consolidarsi ulteriormente.

Infine, buon ultima è la considerazione che la gran parte delle sedi ove attualmente si svolgono le attività didattico-scientifiche – concesse in uso dagli Enti Locali – è costituita da edifici storici, adeguatamente restaurati e di rilevante pregio artistico e monumentale, in un ambiente dichiarato Patrimonio Universale dell’UNESCO che contribuisce a fornire una splendida cornice al Polo Universitario ibleo e a riqualificare in modo pregevole i relativi centri storici, con ricadute positive anche nell’importante settore del turismo.