Su questa base storica unitaria, unica in tutto il contesto siciliano, il territorio ibleo si è costituito con una fisionomia atipica e tutta sua, presentando una aristocrazia locale “de robe” – che sarebbe meglio definire una sorta di variante di borghesia rurale – e una borghesia cittadina e delle professioni illuminate e lungimiranti, una popolazione rurale e urbana celebre per la sua laboriosità, mitezza e aderenza all’etica del lavoro e della famiglia, rimasta immune in massima parte da fenomeni devastanti del tessuto civile e socioeconomico come quello mafioso e socialmente borderline propri delle altre parti della Sicilia.
Per certi versi, l’isolamento nel sistema delle comunicazioni ha preservato questa terra da fenomeni di modernizzazione massificata, tanto che ancora oggi sono evidenti tutte le impronte del tratto storico e antropologico di questa provincia, che, insieme all’eccellente zootecnia, che produce il 60% del latte siciliano e formaggi (“Ragusano” DOP, “Caciocavallo Ragusano”) apprezzati in tutto il mondo, è riuscita a sviluppare una agricoltura di qualità, tanto per quanto riguarda le produzioni in serra (fiori, frutta, ortaggi) che i prodotti biologici e certificati (vino Cerasuolo DOC, Olio extravergine d’oliva “Monti iblei” DOP, Uva Mazzarrone IGP) e, al tempo stesso, un fitto tessuto di piccole e medie industrie, legate all’industria estrattiva ma non solo, e varie e promettenti proiezioni nel settore turistico, ponendosi, tra le province siciliane, come quella a più alto tasso di sviluppo.
Oggi, a frenare lo sviluppo è, con i ritardi di una adeguata infrastrutturazione delle comunicazioni, l’incompleta localizzazione nel territorio ibleo di una struttura di formazione scientifica e universitaria, dotata di piena autonomia e di sufficienti mezzi finanziari, in grado di sostenere le sempre crescenti esigenze di implementazione e aggiornamento del know–how, anche in prospettiva dei nuovi scenari che si apriranno nel 2010, con la creazione della zona di libero scambio, nel Mediterraneo.
C’è, quindi, un patrimonio culturale da cogliere e utilizzare come ricchezza e sfondo per il progetto di una Università iblea in un territorio caratterizzato da un rapporto equilibrato tra società, tessuto economico ed ambiente che costituisce la fondamentale e diretta interfaccia per il progetto universitario stesso, che, a sua volta, ne costituirebbe una straordinaria risorsa per l’ulteriore sviluppo economico e sociale.
Il territorio ibleo, proprio in forza della sua caratterizzazione rurale ed agroindustriale e del sistema dei suoi valori storici, artistici, culturali e ambientali rappresenta il laboratorio di ricerca e di applicazione dell’apporto scientifico e formativo di una Università autonoma, che, in vista della prossima creazione della zona di libero scambio nel Mediterraneo, appare in tutta la sua prospettiva di crescita non solo locale ma regionale e interregionale per la progettazione delle attività formative e di ricerca.
Il mondo globalizzato di oggi richiede sempre più le capacità di comprendere e guidare i processi di integrazione culturale ed economica, nonchè conoscenze metodologiche e tecnologiche adeguate ai livelli di internazionalizzazione e cooperazione tra società e culture diverse per una migliore interazione tra i popoli, ma anche per evitare il declino socio-economico di fronte alle aggressive economie emergenti.